lunedì 28 ottobre 2024

antropologia: Mauss e la teoria del dono e della reciprocità


Marcel Mauss, antropologo francese e allievo di Durkheim, sviluppò la teoria del dono e della reciprocità, descrivendo i “fatti sociali totali”, cioè fenomeni che coinvolgono tutti gli aspetti della vita sociale. Nel suo celebre “Saggio sul dono” (1923), Mauss analizzò il dono nelle società arcaiche, come tra i Maori della Nuova Zelanda, notando come il dono sembri libero e volontario, ma in realtà sia obbligato e interessato.


Mauss individuò tre regole alla base del dono: dare, ricevere e ricambiare, che costituiscono il “principio della reciprocità”. Egli attribuiva questa reciprocità a una “qualità” spirituale che resta negli oggetti donati, come lo “hau” dei Maori, che obbliga il ricevente a ricambiare per ristabilire un equilibrio sociale. Il mancato ricambio comportava conseguenze negative.


L’influenza di Mauss fu ampia, soprattutto su Claude Lévi-Strauss, che utilizzò il principio di reciprocità per interpretare fenomeni culturali come la parentela e il matrimonio. Mauss fu inoltre promotore del Musée de l’Homme e contribuì all’organizzazione della spedizione etnografica Dakar-Gibuti (1931-1933), condotta da Marcel Griaule, che studiò i Dogon del Mali.

martedì 22 ottobre 2024

“La città dei matti”

 Il film “La città dei matti” ha un forte significato simbolico e sociale, poiché affronta temi legati alla dignità umana, alla libertà e ai diritti civili, concentrandosi sulla riforma psichiatrica promossa da Franco Basaglia. Il titolo stesso suggerisce come i manicomi fossero percepiti come “città dei matti”, luoghi di isolamento in cui le persone affette da malattie mentali erano emarginate e disumanizzate.


Il significato del film ruota attorno alla lotta contro l’oppressione di queste persone, viste fino a quel momento come “malati” da contenere piuttosto che esseri umani con diritti e dignità. Il lavoro di Basaglia rappresenta un cambio di paradigma: la malattia mentale non viene più affrontata con la repressione e la segregazione, ma con l’inclusione, la comprensione e la cura in senso umano.



Basaglia introduce una visione rivoluzionaria in cui i pazienti psichiatrici sono protagonisti del proprio percorso di guarigione, con la chiusura dei manicomi come atto di restituzione della libertà e dell’umanità. La sua lotta mette in luce anche la disumanizzazione delle istituzioni, dove la violenza, l’abuso e la privazione dei diritti erano la norma.


Il film, quindi, va oltre la semplice narrazione biografica, proponendo una riflessione sul concetto di normalità, sulla necessità di abbattere i pregiudizi e su come la società debba ripensare il modo in cui affronta la malattia mentale. Inoltre, parla di resistenza, coraggio e cambiamento, non solo da parte di Basaglia e dei suoi collaboratori, ma anche delle persone internate che, per la prima volta, trovano una voce e una possibilità di esprimere la loro sofferenza e la loro volontà di essere libere.

Pedagogia: Kant

Vita e opere di Immanuel Kant • Nato nel 1724 a Königsberg (oggi Kaliningrad), in Prussia orientale, da una famiglia di artigiani con fo...